BARRA DEI COLLEGAMENTI

giovedì 24 aprile 2025

PERCHÈ IL 25 APRILE 2025 È SPECIALE?


https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/40/Il_quarto_stato_%28Volpedo%29.jpg
Il Quarto Stato (1901) di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Un simbolo eterno della marcia del popolo verso la giustizia sociale e l’uguaglianza.​

Questo 25 APRILE io lo immagino così

Nel giorno in cui celebriamo la Liberazione, non possiamo limitarci alla memoria. Dobbiamo guardare con occhi vigili il presente, perché il vento del passato autoritario soffia ancora tra le pieghe del nostro tempo. L’avanzata delle destre in molte parti del mondo non è un fenomeno isolato, ma piuttosto un ritorno alla lotta per riconquistare ciò che è stato perso: il potere incondizionato.

La democrazia e le costituzioni nazionali hanno infatti costretto i potenti, un tempo considerati superiori a tutti, ad accettare una realtà scomoda: che i diritti e i doveri non fossero più solo il privilegio della ricca élite, ma anche del popolo, dei più poveri, dei più deboli. Per molti anni, la democrazia ha imposto una sorta di “umiltà” alla classe dominante, che ha visto ridurre il proprio potere in nome di un principio che oggi suona quasi utopico per molti: l'uguaglianza di diritti e doveri per tutti.

Per chi ha vissuto a lungo con la certezza che la ricchezza e il potere conferissero una superiorità indiscutibile, questo equilibrio è stato vissuto come una dura sconfitta. L'arroganza, derivata dal denaro e dal potere, è stata costretta a indossare una maschera di apparente modestia. I ricchi e i potenti, che un tempo camminavano a testa alta su tutti, sono stati costretti a sopportare, loro malgrado, una realtà in cui il denaro non dava più diritto a trattare gli altri come sudditi. Ma cosa resta di questa "umiltà" imposta? La risposta è semplice: il desiderio di recuperare quella stessa arroganza che, un tempo, sembrava inestinguibile.

Chi poteva restituire a questa élite la tronfia sicurezza di una posizione al di sopra della massa? I "propri" alleati, coloro che politicamente condividono l’identico modello di potere. È qui che entra in scena l’ascesa delle destre. I leader di questi movimenti hanno saputo intercettare le paure e le frustrazioni di chi si sente impotente di fronte al cambiamento, ma soprattutto hanno trovato una via per risvegliare quella parte dell’élite che non ha mai smesso di sognare di dominare senza restrizioni. Con la loro retorica, le destre stanno promettendo non solo la restaurazione di un ordine economico favorevole a pochi, ma anche la rivincita di un’identità smarrita, che si traduce nell’idea di “riprendersi ciò che ritengono un loro diritto”.

Ma non è solo una questione di ritorno al potere economico. C’è un piano più ampio, che passa per il controllo politico. Le destre sanno che il potere assoluto si ottiene solo quando le opposizioni vengono annientate, ridotte al silenzio o manipolate. E così, con la complicità di parti della politica, queste forze stanno cercando di cancellare il dissenso, di escludere i “rompicoglioni” che, secondo loro, ostacolano la "purezza" di un potere che dovrebbe restare incontestato. La possibilità di spadroneggiare senza freni, di godere nuovamente di quella tronfia arroganza, è un sogno che oggi sembra più vicino che mai.

In un mondo dove la democrazia ha distribuito il potere e i diritti a tutti, le destre non si accontentano più di essere solo una minoranza con influenze economiche e politiche. Ora aspirano a riprendersi la centralità che un tempo apparteneva loro, cancellando le conquiste sociali, rinnovando l'idea di un potere che non si fa condizionare da nessuna forma di controllo democratico. Il ritorno alla tronfia arroganza non è solo un capriccio della classe dirigente, ma la risposta a una battaglia mai davvero vinta: quella contro un popolo che non si rassegna a veder cancellato il proprio diritto di partecipare a un destino comune.
Eppure, questo sogno delle destre non è altro che l'ennesima manifestazione di un vecchio potere che, incapace di evolversi, sogna di ripristinare l’ordine di un tempo. Un ordine in cui i pochi privilegiati decidono per tutti, senza il fastidio di doversi confrontare con le opposizioni o, peggio ancora, con il popolo. Ma questa Restaurazione, favorita dal “sonno” delle classi meno abbienti e dall’assopimento del pensiero delle sinistre (che dovrebbero invece essere impegnate a costruire un’alternativa) non sarà solo un ritorno al passato: sarà la conferma che la lotta per l’uguaglianza e la giustizia, mai del tutto vinta, non è ancora finita.

A ricordarci di non cedere c’è l’urlo di dolore dei martiri del Risorgimento e della Resistenza.
Dalle barricate del 1848 alle montagne partigiane, dalle carceri borboniche ai campi di sterminio, ogni voce spezzata ci ricorda che la libertà ha un prezzo. E che quel prezzo è stato pagato, spesso, con la vita. 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Se ti fa piacere, lascia un commento: in futuro mi aiuterà a migliorare i miei propositi.