LE SPIAGGE DOVREBBERO ESSERE DI TUTTI,
O SOLO DI CHI PUÒ PAGARE?
Molte spiagge italiane sono occupate da eccessivi insediamenti balneari. È la conseguenza di troppe concessioni demaniali rilasciate a scopo di sfruttamento privato. Il risultato è che, soprattutto nelle zone più frequentate, sono quasi sparite le spiagge libere. Chi sono i responsabili di questo abuso?
Penso
che i colpevoli non vadano cercati solo fra gli amministratori
pubblici, ma fra noi cittadini, perché non ci siamo ribellati al
lento perpetrarsi di questo “furto”.
Queste due foto (estate 2014) riprendono due tratti della stessa spiaggia; entrambe sono spiagge organizzate. Siamo nel Salento, Torre dell'Orso, comune di Melendugno (Lecce). Ma cosa hanno di differente, oltre gli spazi? La differenza è nella civiltà con la quale sono concepite le due gestioni.
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Concessioni demaniali a sfruttamento intensivo |
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Concessioni limitate, spiagge ruspanti |
Scrivo questo articolo, non per una critica negativa al Comune di Melendugno, ma per un elogio ad un civile utilizzo di una piccola parte delle sue spiagge.
Nelle concessioni demaniali senza limiti, tutta l'area era un deposito di
oggetti allineati come un esercito in attesa di sferrare un attacco
al nemico. Ogni spazio di quel tratto di spiaggia era occupato da
qualcosa: edifici provvisori o stanziali, capanni, ombrelloni,
lettini, sdraio ecc. Non un metro quadro di spazio senza oggetti. In una di queste gestioni, un
tratto di mare vicino la riva e parte della battigia erano invasi da
un gruppo di persone che ballava al ritmo di un fastidioso rumore
emesso da un enorme subwoofer. Il suono, più che a della musica,
somigliava ad un cannone che sparava come una mitraglia. Il gruppo
di bagnanti si muoveva simultaneamente, imitando un animatore dello
stabilimento che per mezzo di altoparlanti (anch'essi invasori della
spiaggia), li incitava alla danza. Per transitare in quella parte di
spiaggia bisognava necessariamente farsi spazio fra gli improvvisati
“ballerini”.
Un altro tratto
della stessa spiaggia, anch'essa in gestione, che per
la semplicità d’organizzazione chiamo ruspante, era organizzata in modo, permettetemi di
definirlo, civile. Chi voleva un ombrellone, una sdraio o un lettino,
lo poteva affittare, anche per tutta la giornata, ad un prezzo
ragionevole. La sera, però, quando tutti i bagnanti andavano via il
personale della gestione ripuliva la spiaggia da qualunque oggetto,
lasciandola fruibile e, sottolineo, libera a chiunque per
l'indomani.
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Concessione limitata alla fornitura temporanea di sedie e ombrelloni, ma con servizio di salvataggio e pulizia spiaggia. |
Trovare al mattino una spiaggia
completamente pulita e libera non è un sogno ma “antica” realtà:
in quel tratto di spiaggia di Torre dell'Orso, grazie ad una
futuristica (anche se antica) concessione, ognuno può mettere
l'ombrellone nel punto che desidera, sia che lo porti da casa o che
lo affitti dal gestore, ma quando il bagnante va via il gestore
ritira i suoi ombrelloni e quel posto rimane fruibile da altri.
Questo si può definire equo utilizzo di un bene comune!
Una cosa non mi è chiara però,
un'ordinanza del comune di Melendugno, affissa in spiaggia, in alcuni
dei suoi 15 punti recita: "VIETATO occupare la spiaggia a
cinque metri dalla battigia [...]; VIETATO praticare qualsiasi
gioco, sia a terra che in acqua, che possa arrecare pericolo,
disturbo, molestia ad altri [...]; VIETATO tenere ad alto volume
juke-box, apparecchi di diffusione sonora […]" ecc. Non mi è
chiaro se quest'ordinanza riguarda soltanto le spiagge libere o
parzialmente libere, mentre in quelle occupate da concessioni fisse
si può fare ciò che si vuole?
Chiediamo insieme che almeno la metà di ogni spiaggia, in tutto il territorio italiano, venga liberata da insediamenti fissi, o sia destinata ad una gestione come quella di Torre dell’Orso.
Nella mia visione dei beni comuni c'è
un'altra cosa che non riesco a capire: il gestore di quel tratto di
spiaggia ruspante mi disse che non riesce ad ottenere dal Comune
il permesso per istallare dei servizi. Mi chiedo quale
“civile” amministrazione di un bene pubblico, impedisce al
gestore di una spiaggia organizzata ma libera di ottenere il permesso
per istallare dei servizi ? Forse che, alla scadenza, questa
equa concessione non verrà più rinnovata e anche questo spazio, già
ridottissimo, verrà destinato allo sfruttamento intensivo a favore
solo di chi può riservarsi un posto in spiaggia per tutta l’estate;
in certi casi utilizzandolo solo pochi giorni in tutta la stagione
balneare.
La mia, ripeto, non vuole essere una critica
all'amministrazione di Melendugno e alla spiaggia di Torre
dell'Orso: situazioni molto vergognose ne ho viste in quasi tutto il
litorale italiano; il mio vuole essere un elogio a tutti i Comuni che
hanno già iniziato ad adottare un utilizzo più equo delle spiagge; ma è anche un grido di protesta per tutte le spiagge usurpate al popolo
che non può pagare.
Chiediamo insieme che almeno la metà di ogni spiaggia, in tutto il territorio italiano, venga liberata da insediamenti fissi, o sia destinata ad una gestione come quella di Torre dell’Orso.
In questo modo, qualsiasi cittadino
avrebbe la possibilità di godere di un bene che madre natura ha dato
all'umanità intera, non soltanto a chi ha già il privilegio del
benessere economico.
Mi sembra equa la proposta di lasciare
la metà di tutte le spiagge del Paese a coloro che sono contenti di
vedere dal loro lettino, al posto del mare lo schienale della sdraio
che hanno davanti e al posto del cielo il colore dell'ombrellone
che li ospita; non
biasimiamo chi ha questo bisogno, ma vorremmo ( mi faccio portavoce
di tanti) che almeno l'altra metà delle spiagge venga restituita
a tutti.
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