sabato 16 maggio 2015

LIBERIAMO LA METÀ DI OGNI SPIAGGIA DA INSEDIAMENTI FISSI

                                                     
  LE SPIAGGE DOVREBBERO ESSERE DI TUTTI, 
O SOLO DI CHI PUÒ PAGARE?

Quando arriva la stagione balneare mi domando quali categorie di cittadini, nel nostro Paese, hanno diritto all’utilizzo delle spiagge.
Molte spiagge italiane sono occupate da eccessivi insediamenti balneari. È la conseguenza di troppe concessioni demaniali rilasciate a scopo di sfruttamento privato. Il risultato è che, soprattutto nelle zone più frequentate, sono quasi sparite le spiagge libere. Chi sono i responsabili di questo abuso?
Penso che i colpevoli non vadano cercati solo fra gli amministratori pubblici, ma fra noi cittadini, perché non ci siamo ribellati al lento perpetrarsi di questo “furto”.

Queste due foto (estate 2014) riprendono due tratti della stessa spiaggia; entrambe sono spiagge organizzate. Siamo nel Salento, Torre dell'Orso, comune di Melendugno (Lecce). Ma cosa hanno di differente, oltre gli spazi? La differenza è nella civiltà con la quale sono concepite le due gestioni.

Concessioni demaniali a sfruttamento intensivo
Concessioni limitate, spiagge ruspanti




















Scrivo questo articolo, non per una critica negativa al Comune di Melendugno, ma per un elogio ad un civile utilizzo di una piccola parte delle sue spiagge.
Nelle concessioni demaniali senza limiti, tutta l'area era un deposito di oggetti allineati come un esercito in attesa di sferrare un attacco al nemico. Ogni spazio di quel tratto di spiaggia era occupato da qualcosa: edifici provvisori o stanziali, capanni, ombrelloni, lettini, sdraio ecc. Non un metro quadro di spazio senza oggetti. In una di queste gestioni, un tratto di mare vicino la riva e parte della battigia erano invasi da un gruppo di persone che ballava al ritmo di un fastidioso rumore emesso da un enorme subwoofer. Il suono, più che a della musica, somigliava ad un cannone che sparava come una mitraglia. Il gruppo di bagnanti si muoveva simultaneamente, imitando un animatore dello stabilimento che per mezzo di altoparlanti (anch'essi invasori della spiaggia), li incitava alla danza. Per transitare in quella parte di spiaggia bisognava necessariamente farsi spazio fra gli improvvisati “ballerini”.
Un altro tratto della stessa spiaggia, anch'essa in gestione, che  per la semplicità d’organizzazione chiamo ruspante, era organizzata in modo, permettetemi di definirlo, civile. Chi voleva un ombrellone, una sdraio o un lettino, lo poteva affittare, anche per tutta la giornata, ad un prezzo ragionevole. La sera, però, quando tutti i bagnanti andavano via il personale della gestione ripuliva la spiaggia da qualunque oggetto, lasciandola fruibile e, sottolineo, libera a chiunque per l'indomani. 

Concessione limitata alla fornitura temporanea di sedie e ombrelloni, ma con servizio di salvataggio e pulizia spiaggia.

Trovare al mattino una spiaggia completamente pulita e libera non è un sogno ma “antica” realtà: in quel tratto di spiaggia di Torre dell'Orso, grazie ad una futuristica (anche se antica) concessione, ognuno può mettere l'ombrellone nel punto che desidera, sia che lo porti da casa o che lo affitti dal gestore, ma quando il bagnante va via il gestore ritira i suoi ombrelloni e quel posto rimane fruibile da altri. Questo si può definire equo utilizzo di un bene comune!
Una cosa non mi è chiara però, un'ordinanza del comune di Melendugno, affissa in spiaggia, in alcuni dei suoi 15 punti recita: "VIETATO occupare la spiaggia a cinque metri dalla battigia [...]; VIETATO praticare qualsiasi gioco, sia a terra che in acqua, che possa arrecare pericolo, disturbo, molestia ad altri [...]; VIETATO tenere ad alto volume juke-box, apparecchi di diffusione sonora […]" ecc. Non mi è chiaro se quest'ordinanza riguarda soltanto le spiagge libere o parzialmente libere, mentre in quelle occupate da concessioni fisse si può fare ciò che si vuole?
Nella mia visione dei beni comuni c'è un'altra cosa che non riesco a capire: il gestore di quel tratto di spiaggia ruspante mi disse che non riesce ad ottenere dal Comune il permesso per istallare dei servizi. Mi chiedo quale “civile” amministrazione di un bene pubblico, impedisce al gestore di una spiaggia organizzata ma libera di ottenere il permesso per istallare dei servizi ? Forse che, alla scadenza, questa equa concessione non verrà più rinnovata e anche questo spazio, già ridottissimo, verrà destinato allo sfruttamento intensivo a favore solo di chi può riservarsi un posto in spiaggia per tutta l’estate; in certi casi utilizzandolo solo pochi giorni in tutta la stagione balneare.
La mia, ripeto, non vuole essere una critica all'amministrazione di Melendugno e alla spiaggia di Torre dell'Orso: situazioni molto vergognose ne ho viste in quasi tutto il litorale italiano; il mio vuole essere un elogio a tutti i Comuni che hanno già iniziato ad adottare un utilizzo più equo delle spiagge; ma è anche un grido di protesta per tutte le spiagge usurpate al popolo che non può pagare.

Chiediamo insieme che almeno la metà di ogni spiaggia, in tutto il territorio italiano, venga liberata da insediamenti fissi, o sia destinata ad una gestione come quella di Torre dell’Orso.
In questo modo, qualsiasi cittadino avrebbe la possibilità di godere di un bene che madre natura ha dato all'umanità intera, non soltanto a chi ha già il privilegio del benessere economico.
Mi sembra equa la proposta di lasciare la metà di tutte le spiagge del Paese a coloro che sono contenti di vedere dal loro lettino, al posto del mare lo schienale della sdraio che hanno davanti e al posto del cielo il colore dell'ombrellone che li ospita; non biasimiamo chi ha questo bisogno, ma vorremmo ( mi faccio portavoce di tanti) che almeno l'altra metà delle spiagge venga restituita a tutti.

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