Chiediamo che almeno LA METÀ DI OGNI SPIAGGIA, in tutto il territorio italiano,
venga LIBERATA da insediamenti fissi.
Torna l’estate ma il
problema delle spiagge libere rimane.
Mi rivolgo al Ministro competente, ai sindaci delle zone
costiere e a tutti gli amministratori di beni pubblici che hanno a che fare con
la gestione delle spiagge, e soprattutto a quei cittadini che ne condividono la
necessità.
Nel nostro Paese quali categorie di cittadini hanno diritto
all’uso delle spiagge?
Molte spiagge italiane sono occupate da insediamenti
balneari. È la conseguenza di troppe concessioni demaniali rilasciate a scopo
di sfruttamento privato. Il risultato è che, soprattutto nelle zone più
frequentate, sono quasi sparite le spiagge libere. Chi sono i responsabili di
questo abuso?
Penso che i colpevoli non vadano cercati solo fra gli
amministratori pubblici ma fra noi cittadini, perché non ci siamo ribellati al
lento perpetrarsi di questo “furto”.
Come ho già scritto qualche estate fa, ho avuto la fortuna
di soggiornare per qualche settimana nella bellissima località di Torre
dell'Orso, nel Salento, dove ho avuto modo di apprezzare la gestione di un tratto
di spiaggia che definisco degna di una società che si vuole definire civile. In
quel tratto di spiaggia libera era possibile affittare, a un prezzo
ragionevole, un ombrellone, una sdraio o un lettino. Però quando il bagnante
andava via il personale che la gestiva provvedeva a ritirare sedie e
ombrelloni, lasciando libero il posto ad altri cittadini che, se volevano,
potevano liberamente usare i loro ombrelloni e le loro sedie.
La sera il personale della gestione ripuliva la spiaggia,
lasciandola fruibile e, ripeto, libera a chiunque per l'indomani.
Una gestione simile, ma molto ridotta rispetto
all’estensione di spiagge disponibili, l’ha adottato il comune di Spotorno.
Spero sia frutto di una delibera maturata e non una costrizione imposta al Comune.
Se questo sistema fosse esteso almeno alla metà di ogni
spiaggia italiana, qualsiasi cittadino avrebbe la possibilità di godere
liberamente e civilmente di un bene che appartiene a tutti.
Purtroppo, nel sentire comune, sembra che a fare qualcosa
per far funzionare meglio questa società debbano essere sempre altri: governi,
sindaci, amministratori pubblici, sindacati, magistratura, vicini di casa...
Sono d’accordo che soprattutto gli organismi dello Stato
hanno il dovere di far funzionare le cose pubbliche, ma penso anche che per
sperare concretamente di poter vivere in una società più giusta, è necessario
che ogni cittadino faccia la sua parte, e non aspetti, sperando passivamente,
che siano altri a fare in modo che le cose vadano meglio.
Il primo comma dell'articolo 21 della Costituzione dà la
facoltà ad ogni cittadino di protestare o proporre soluzioni. “Tutti hanno
diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Mi avvalgo di questa facoltà per fare la mia parte: esporre
comuni necessità. Cerco però collaboratori che, tramite la rete o le proprie
conoscenze, mi aiutino a divulgare
questo messaggio a sindaci, ad amministratori di beni pubblici, a cittadini
che cercano un mondo più vivibile per tutti, affinché possiamo sperare che la
gestione delle spiagge possa, un domani, diventare più equa; come già avviene
in molti altri Paesi europei.
Copia e spedisci questa lettera al ministro competente. Chiediamo insieme che
almeno la metà di ogni spiaggia, in tutto il territorio italiano, venga
liberata da insediamenti fissi. Diventiamo,
come ci ha insegnato M. Ghandi, il
cambiamento che vogliamo vedere.
È probabile che questo mio ripetuto tentativo sia vano, ma
sento che è mio dovere, come cittadino, riprovarci.
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