Un uomo che con impegno aveva dedicato l’intera vita al lavoro, distinguendosi per dedizione e onestà, il giorno in cui andò in pensione e si ritrovò con molto tempo libero, si interrogò su come potesse rendersi utile alla collettività.
Aveva sempre pensato che per
creare una società sana non fossero necessari uomini straordinari, ma grandi
progetti realizzati grazie al contributo di molte persone, ciascuna con un
piccolo ruolo. Decise quindi di dedicare parte del tempo libero ai suoi
interessi, ma voleva anche fare qualcosa per la comunità, partecipando a
un’iniziativa più ampia. Ciò che gli serviva, però, era la chiave per
cominciare.
Nell’attesa di trovarla
iniziò a documentarsi sul pensiero dei costruttori di civiltà del passato e ben
presto si accorse che l’ispirazione era nascosta nella sua stessa esperienza.
Da ragazzo non aveva ancora
sviluppato la capacità di classificare l’umanità nelle sue varie sfaccettature,
ma sapeva riconoscere quando un evento gli sembrava strano. Durante
l’adolescenza, uno dei pochi svaghi concessi ai ragazzi della sua età era la
pedalata domenicale in bicicletta. Con gli amici percorreva dieci, venti
chilometri per raggiungere i paesi vicini, spingendo biciclette messe insieme
con pezzi di modelli diversi. Per un certo periodo, la sua aveva addirittura le
ruote di due misure differenti.
Tra i problemi meccanici che
puntualmente si presentavano, a causa della precarietà dei mezzi, c’era un
fatto curioso: quando si dirigevano verso un certo paese, quasi sempre a
qualcuno del gruppo si forava una gomma. Stranamente, ciò non accadeva mai
nelle altre direzioni. Ma, oltre alla sfortuna, c’era un aspetto positivo:
proprio in quella zona si trovava un’officina di riparazioni, aperta anche la
domenica mattina.
Per il gruppo, inesperto e
ingenuo, si trattava solo di una coincidenza. Si concentravano sulla fortuna di
avere un riparatore disponibile proprio nel momento del bisogno, senza
sospettare che dietro quelle puntuali forature potesse nascondersi un piccolo
mistero. Così, per anni, quel ricordo rimase un aneddoto curioso delle loro
avventure in bicicletta.
Molti anni dopo, il
protagonista di questa storia conobbe e frequentò una persona che, a quei
tempi, abitava proprio in quel paese. Un giorno gli raccontò di quelle strane
forature della giovinezza. L’amico, dopo una sonora risata, gli svelò il
segreto del riparatore di biciclette.
Quel meccanico gestiva la
sua officina come se fosse un orto: seminava per raccogliere. Alcune mattine,
prima di aprire il negozio, usciva con un pugno di chiodini a tre punte in
tasca e li spargeva sulla strada dove passavano i ciclisti. Puntualmente,
qualche ora dopo, i suoi “semi” trasformavano quei ragazzi in clienti,
trasferendo i pochi spiccioli dalle loro tasche alle sue.
Quel ricordo, a distanza di anni, gli suggerì un’idea per il suo grande progetto. Decise di adottare la stessa tecnica, ma con uno scopo opposto. Da quel giorno, ogni mattina, immaginava di mettere in tasca un pugno di semi destinati alla sua visione di comunità. Durante il giorno li spargeva lungo il suo cammino attraverso piccoli gesti positivi, nella speranza che potessero attecchire e contribuire alla costruzione di una società migliore. Non sapeva quanti di quei semi avrebbero germogliato, ma non gli importava: gli bastava sapere che il suo esempio poteva ispirare altri a fare lo stesso, dando vita a nuovi “grandi progetti”.
(Ispirato a un passo del romanzo, ancora inedito,“L’Asterisco Rosso”)
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Ad integrazione del racconto, concedetemi un pensiero sul
diritto-dovere di ogni cittadino, parafrasando Pericle (Atene, 461 a.C.).
L’amministrazione della cosa pubblica non è affidata a pochi, ma è responsabilità della maggioranza di coloro che vanno a votare.
E chi non partecipa a queste attività non lo consideriamo una persona riservata o pacifica, ma inutile alla democrazia.
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