domenica 7 luglio 2024

FIGLIO, CHE SOFFI NELLE VELE

 

FIGLIO, CHE SOFFI NELLE VELE

Soffia, figlio, nelle vele di questa barca logora e vissuta,
senza ancora e senza bussola, con il timone cigolante,
qualche squarcio nelle vele e il rematore quasi stanco.

Soffia, figlio, soffia! Su queste mie ali fragili e stanche.
Dai ossigeno al mio respiro, che mi toglie dalle secche.
La mia meta è navigare con il tuo sguardo all’orizzonte.

Non ho mappe da consultare né divise da indossare.
Ogni meta del nostro viaggio, un punto per ripartire.
Al successivo approdo, un altro porto già ci attende.

Il mio pensiero è vegliare sulle rotte che vuoi solcare.
A volte le acque son tranquille, altre mari tempestosi.
Quanti
pericoli in agguato e quanti  ostacoli da scansare.

Capitano di bastimento, senza mappe da consultare.
Il tuo soffio, sempre atteso, mi sostiene e mi incoraggia.
Se mi fermo, perché stanco, tu non smettere di soffiare.

Tu, figlio, apprendista rematore, senza limiti nei pensieri.
Senza squarci nelle vele, con in mente un grande sogno:
capitano diventare di un bastimento da governare.

Molti mari dovrai solcare, da porti certi ad altri ignoti.
La tua meta sarà cercare nuovi orizzonti da esplorare.
Punta sempre verso un porto: il tuo sogno da realizzare.

Segui il cuore e il tuo futuro senza divise da indossare.
Sarà un soffio, sempre atteso, a rafforzare il tuo coraggio.
Continua, figlio, a navigare, e non smettere di sognare.



martedì 7 maggio 2024

COSA HANNO FATTO LORO?

 

Giovani, sani di corpo e mente, che avete la fortuna di vivere nel mondo dell'abbondanza e spesso avete la facoltà di potervi concedere anche il superfluo oltre l'inutile. Quando vi sentite "diseredati" dal vostro futuro e vi lamentate verrebbe naturale, in qualche modo, poter fare qualcosa per voi. Bensì non sia cosa facile.

Non è cosa semplice, per la mia generazione, potervi offrire il nostro aiuto. Sono convinto che una parte del vostro disagio dipenda dalle nostre mancanze. Ci è stato tramandato un futuro già delineato dalle generazioni precedenti e, come genitori, ci spettava il compito di tutelare e difendere quei progressi che vi avrebbero garantito equità nei diritti e nei doveri. Tuttavia, anziché vigilare su tali diritti ci siamo assopiti nel godimento del benessere che le generazioni precedenti, con il loro sacrificio, ci hanno donato. Non sono sicuro che noi, anche se consapevoli delle nostre colpe, ora possiamo esservi d'aiuto. Neppure i governi, col megafono così in voga in questo periodo, saranno in grado di valorizzare le vostre potenzialità; di conseguenza, nemmeno le istituzioni potranno farlo. L'impressione che emerge è che, quando sollevate le vostre proteste, trovate qualcuno che invece di capire le vostre ragioni e difendere il vostro diritto al pensiero, vi impone di abbassare la testa; e lo fanno con mezzi che non sono esplicitamente quelli contemplati nella Carta dei diritti e dei doveri.

Nonostante tutto, la mia generazione qualcosa può suggerirla: se non riuscite a immaginare un futuro che possiate costruire con il vostro lavoro e un po' di impegno sociale, consultate le generazioni che ci hanno preceduto. Chiedete loro se quando erano giovani come voi stavano meglio o peggio di voi. Domandate se immaginavano il loro futuro già preparato da altri o se, con fatica e impegno sociale, lo hanno prima immaginato e poi costruito. Chiedete quante volte hanno dovuto dormire con lo stomaco non proprio pieno, nonostante avessero lavorato sodo. Chiedete loro queste cose; essi vi insegneranno come ognuno, nei limiti delle proprie capacità e possibilità, debba partecipare alla costruzione del proprio futuro e di quello della collettività di cui fa parte. Non esitate a chiedere! Anche se molti di loro non possono più rispondere con le parole perché ormai dormono sulla collina, possono comunque rispondervi con le loro gesta scritte da chi ha fatto tesoro del loro sacrificio.

Quelle pagine vi diranno cosa hanno fatto quando sulle montagne, mettendo in pericolo la loro stessa vita, non sentivano né freddo né fame, pur soffrendo entrambi; non li sentivano perché condividevano un sogno: costruire il loro e il nostro futuro. Chiedete, chiedete sempre, e loro vi racconteranno come nonostante le avversità, hanno costruito il futuro in un tempo in cui, al contrario di noi, vivevano un presente molto difficile. Chiedete, chiedete sempre, per tenere in vita il loro pensiero e non far morire nell’oblio il loro sacrificio.


domenica 14 gennaio 2024

RESPIRO

 

"Sdraiato sull'erba, nel respiro della vita.

Fragranze di fiori, l'alito della Terra.

Una brezza leggera mi accarezza dentro.

Con gli occhi chiusi ne sento l’accento.

È musica per la vita la voce di un amico."

                               

 

domenica 22 ottobre 2023

IL POTERE DI UN ATTIMO

 

 

Quante volte abbiamo detto a qualcuno "...un attimo!", senza avere una chiara consapevolezza di cosa stesse accadendo in quell’istante. Qualcuno potrebbe dire: “Ma che potrà mai succedere in un attimo?"

Per comprendere cosa può accadere in un attimo, dobbiamo prima chiederci cos’è il tempo. Un dizionario della lingua italiana lo definisce come lo “spazio indefinito nel quale si verifica l'inarrestabile fluire degli eventi, dei fenomeni e delle esistenze, in una illimitata successione di istanti”. Un altro dizionario enciclopedico dice: “Successione infinita di istanti in cui si ordina, necessariamente, ogni umana esperienza, in modo che ogni istante, in quanto presente, divide un passato da un futuro.

"L'attimo" secondo Albert Einstein "è un dono prezioso, un passaggio tra il nostro passato e il futuro che ancora prende forma".

Johann Wolfgang von Goethe vede "nella danza degli istanti, il presente come melodia, il passato come accompagnamento e il futuro come composizione che scriviamo con ogni scelta."

Mentre Mahatma Gandhi la pensava così: "La vita si dipana in un intreccio di istanti, ognuno con il potenziale di plasmare il destino di noi stessi e della società."

Sulla natura esatta del tempo si sono fatti dibattiti filosofici e scientifici per secoli: ne risulta un concetto complesso che varia a seconda del contesto, con diverse teorie sulla sua natura. Certamente, il tempo è una parte fondamentale della nostra esperienza di vita; per comodità ne definiamo l’unità in attimi, secondi, minuti, ore, giorni, ecc.

Una macchina che, attraverso lo sviluppo di algoritmi digitali, è in grado di imitare le capacità dell'intelligenza umana ha risposto: “L'istante è un concetto filosofico e temporale che si riferisce a un punto specifico e indivisibile nel tempo, un momento fugace che non ha durata. In altre parole, rappresenta il momento esatto in cui qualcosa accade, ma non ha una durata misurabile, poiché è immediatamente seguito da un altro istante. È una nozione astratta utilizzata per discutere la natura del tempo e degli eventi.

 

In definitiva, si può dire che il presente è un battito d'ali tra un infinito passato che si perde nella notte dei tempi e un infinito futuro che ancora non c'è, ma che non finirà mai di divenire.

Ma se il futuro non c’è ancora e il presente è un battito d’ali, quando viviamo la nostra esistenza, si potrebbe dire che viviamo solo nel passato? E se consideriamo che soltanto alcune delle cose che pensiamo si realizzano e non sempre sono esattamente come avremmo voluto che fossero, si può dire che il futuro è un incerto progetto con delle varianti in corso d’opera. Possiamo anche dire, con certezza, che viviamo la vita in quella successione di attimi e ciò che ci fa emozionare, gioire, soffrire, amare, odiare, esultare, annoiare succede in quell'istante in cui inizia e appena un attimo dopo è già passato.

Per non perdere ciò che può contenere “quell'infinito” spazio di tempo chiamato istante, dobbiamo provare a dilatarlo almeno per la durata di un pensiero. Se facendo ciò, chiedessimo consiglio ai Maestri del passato su cosa potremmo fare in quell'istante per il bene del nostro futuro e della società a cui apparteniamo, credo che loro semplicemente ci risponderebbero: “Vivete tutti gli istanti della vostra vita, perché sono unici e irripetibili! Ma fatelo senza calpestare quelli degli altri.” Azione che il poeta Orazio, nelle sue Odi, semplifica in: “Carpe diem” (cogli l'attimo). E il filosofo cinese Confucio, per condurre l’umanità all’insegnamento della reciprocità, consigliava: “Ciò che non vuoi che sia fatto a te, non farlo agli altri.”

Si può concludere che abbiamo a disposizione soltanto un istante per osservare e ascoltare ciò che il mondo ha da dirci. Sarebbe utile non lasciarlo sfuggire, perché se per capire impieghiamo troppo tempo, quando avremo compreso saremo già nel futuro e i nostri propositi rimarranno nel passato.

Quello che si può comprendere dal pensiero di scienziati, filosofi e grandi pensatori è che quando diciamo a qualcuno "…un attimo!", dobbiamo essere coscienti che in quell'attimo stanno cambiando le sorti di tutta l'esistenza.