domenica 30 giugno 2019

SPIAGGE LIBERE


Chiediamo che almeno LA METÀ DI OGNI SPIAGGIA, in tutto il territorio italiano, venga LIBERATA da insediamenti fissi.
Torna l’estate ma il problema delle spiagge libere rimane.

Mi rivolgo al Ministro competente, ai sindaci delle zone costiere e a tutti gli amministratori di beni pubblici che hanno a che fare con la gestione delle spiagge, e soprattutto a quei cittadini che ne condividono la necessità.
Nel nostro Paese quali categorie di cittadini hanno diritto all’uso delle spiagge?
Molte spiagge italiane sono occupate da insediamenti balneari. È la conseguenza di troppe concessioni demaniali rilasciate a scopo di sfruttamento privato. Il risultato è che, soprattutto nelle zone più frequentate, sono quasi sparite le spiagge libere. Chi sono i responsabili di questo abuso?
Penso che i colpevoli non vadano cercati solo fra gli amministratori pubblici ma fra noi cittadini, perché non ci siamo ribellati al lento perpetrarsi di questo “furto”.

Come ho già scritto qualche estate fa, ho avuto la fortuna di soggiornare per qualche settimana nella bellissima località di Torre dell'Orso, nel Salento, dove ho avuto modo di apprezzare la gestione di un tratto di spiaggia che definisco degna di una società che si vuole definire civile. In quel tratto di spiaggia libera era possibile affittare, a un prezzo ragionevole, un ombrellone, una sdraio o un lettino. Però quando il bagnante andava via il personale che la gestiva provvedeva a ritirare sedie e ombrelloni, lasciando libero il posto ad altri cittadini che, se volevano, potevano liberamente usare i loro ombrelloni e le loro sedie.
La sera il personale della gestione ripuliva la spiaggia, lasciandola fruibile e, ripeto, libera a chiunque per l'indomani.
Una gestione simile, ma molto ridotta rispetto all’estensione di spiagge disponibili, l’ha adottato il comune di Spotorno. Spero sia frutto di una delibera maturata e non una costrizione imposta al Comune.
Se questo sistema fosse esteso almeno alla metà di ogni spiaggia italiana, qualsiasi cittadino avrebbe la possibilità di godere liberamente e civilmente di un bene che appartiene a tutti.

Purtroppo, nel sentire comune, sembra che a fare qualcosa per far funzionare meglio questa società debbano essere sempre altri: governi, sindaci, amministratori pubblici, sindacati, magistratura, vicini di casa...
Sono d’accordo che soprattutto gli organismi dello Stato hanno il dovere di far funzionare le cose pubbliche, ma penso anche che per sperare concretamente di poter vivere in una società più giusta, è necessario che ogni cittadino faccia la sua parte, e non aspetti, sperando passivamente, che siano altri a fare in modo che le cose vadano meglio.

Il primo comma dell'articolo 21 della Costituzione dà la facoltà ad ogni cittadino di protestare o proporre soluzioni. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Mi avvalgo di questa facoltà per fare la mia parte: esporre comuni necessità. Cerco però collaboratori che, tramite la rete o le proprie conoscenze, mi aiutino a divulgare questo messaggio a sindaci, ad amministratori di beni pubblici, a cittadini che cercano un mondo più vivibile per tutti, affinché possiamo sperare che la gestione delle spiagge possa, un domani, diventare più equa; come già avviene in molti altri Paesi europei.

Copia e spedisci questa lettera al ministro competente. Chiediamo insieme che almeno la metà di ogni spiaggia, in tutto il territorio italiano, venga liberata da insediamenti fissi. Diventiamo, come ci ha insegnato M. Ghandi, il cambiamento che vogliamo vedere.
È probabile che questo mio ripetuto tentativo sia vano, ma sento che è mio dovere, come cittadino, riprovarci.


domenica 23 dicembre 2018

UN DONO SPECIALE


UN DONO SPECIALE
Tratto dal romanzo L'occhio di Urania
 
Bussarono alla porta: era il postino che aveva un pacchetto da consegnare.
L'oggetto, confezionato con carta da regalo, per spessore e dimensioni sembrava essere un libro. Sull'involucro, sigillata lungo tutto il bordo con del nastro adesivo, c'era una busta con l'indirizzo del destinatario e il destinatario era proprio lui: un uomo considerato troppo pieno di sé da tutti coloro che lo conoscevano.
Al tatto però gli sembrò che non contenesse un libro ma una cornice o un porta foto. Prima di scartare il pacchetto cercò il nome del mittente, anche perché non si aspettava di ricevere nulla del genere, ma sul retro del pacchetto non c’era alcuna traccia di chi lo aveva spedito.
Aprì la busta dentro la quale c’era questa lettera.

Caro amico,
ci sono persone che per esaltare quelli che io chiamo i trucioli dell'esistenza di ogni individuo ne dicono di tutte le misure e ne fanno di tutti i colori. Per trucioli intendo i residui della “lavorazione”, comunemente ed erroneamente da tanti chiamati difetti.
Sono convinto che questi trucioli sono gli scarti della lavorazione dell'opera, cioè dello svolgersi della vita stessa di ogni persona.
Prima di esaltare le ammaccature sulle mani di uno scultore, le macchie di colore sui vestiti di un pittore o la schiena curva di un cavatore di pietre sarebbe bene che prima si mettesse in luce l'opera che quegli scarti hanno creato. Questo, per poterne trarre un giudizio complessivo o, quanto meno, per poter approvare, in senso positivo, quel detto che dice di essere il fine a giustificare i mezzi.
La domanda che le voglio fare è questa: le ammaccature sulle mani, i vestiti imbrattati e la schiena piegata, per lei sono il mezzo o il fine? Io penso che siano il mezzo. Ma per alcuni perfezionisti diventano un fine. Penso che cerchino i difetti per sminuire l’opera.
Perché mi rivolgo a lei? Sono a conoscenza della sua spiccata predisposizione, nonché singolare capacità nel cercare con interesse raffinato i difetti altrui e di saperli anche divulgare con minuzioso impegno. Per questo ho pensato che questa sua caratteristica possa concedermi un favore, facendo nel contempo un utile servigio anche ad altri.
Osservi attentamente e senza fretta l'immagine che le propongo...
La prego di mettere in luce tutti i difetti che vi troverà. Poi, nei limiti delle sue capacità, che come le ho già detto sono eccellenti, li divulghi come solo lei sa fare, affinché in molti possano venirne a conoscenza e, all'occorrenza, trarne precauzionali benefici.
Un sincero amico: anonimo per necessità.

Molto indispettito, ma cosciente della sua predisposizione nell'arte di notare in tutte le cose i difetti, ancor prima dei pregi, disse fra se: «Ecco il primo difetto: manca il mittente!»
Un po’ contrariato per quella richiesta, girò e rigirò nuovamente il pacchetto nel tentativo di trovare il nome di chi lo aveva spedito.
Non trovando alcuna traccia del mittente, irritato e con fare sbrigativo strappò la carta del pacchetto e si trovò in mano una cornice che da entrambi i lati conteneva uno specchio. Gli specchi, come si sa, inevitabilmente riflettono la nostra immagine e soprattutto non mentono mai.
Mentre cercava un armadio dove nascondere il "regalo", per attenuare la collera mormorò fra sé e sé: «Oh…! Ma cosa credono che sia facile criticare? Fare il rompiscatole, come dicono loro. Mai un accrescimento di stima, mai un complimento, il massimo che si può ottenere è una sostanziosa quantità e qualità di critiche».


venerdì 23 marzo 2018

SORELLA ACQUA


"In una goccia d’acqua si trovano tutti i segreti degli oceani".
(Khalil Gibran)
Sua Santità, 
innanzitutto un caloroso saluto.  La decisione di scriverLe non è nata soltanto per l’apprezzamento che ho per Lei come capo della cristianità e moralizzatore di tutto l’apparato della Chiesa, è nata perché seguo con interesse il Suo “progetto” e ho stima della Sua persona carica di trasparente umanità: parafrasando il pensiero di un filosofo greco, Lei non professa la carità (come tanti si affannano a farci credere), Lei la testimonia, in tutte le possibili accezioni della parola. 
Prima di dirLe ciò che mi ha spinto a scrivere questa lettera, per correttezza, devo informarLa che la stessa, in concomitanza della Giornata mondiale dell’acqua, verrà pubblicata sul blog: “Pensieri… per trasformare materia in spirito, di Francesco Corradino”. Inoltre, per lealtà, è necessario informarla che non sono un credente, o meglio non credo che un dio abbia potuto creare la specie umana così mal riuscita, almeno non tutta. Sono certo che con la Sua comprensione e perspicacia comprenderà ciò che intendo. Tuttavia, pur non credendo nell’esistenza di un dio, mi interesso di religiosità e ne parlo volentieri con quanti, senza pregiudizi, accettano il mio pensiero: credo che l'umanità non debba essere suddivisa in “recinti”, né politicamente né religiosamente. Sono anche convinto che ogni essere umano possa avere un "dio" nell'animo senza per questo essere religioso: in poche parole si può essere “non peccatore” senza credere in un dio. 
Un giorno mi capitò di fare una lunga e piacevole conversazione con un prelato; egli, congedandosi, concluse il nostro incontro con questa frase: «La saluto dicendole che lei non crederà nell’esistenza di un dio ma ho compreso che è più cristiano di tanti che si dichiarano credenti». 
Questa premessa Le era dovuta per la correttezza e la sincerità che la sua persona dimostra di meritare. Sono anche certo che avrà la pazienza di “ascoltare” le mie parole anche se mi dilungo: è necessario… 

     Fin da bambino ho nutrito uno spiccato fascino per l’acqua. Questo elemento, disponibile in grande quantità, ma mal gestito, mi affascina in tutte le sue manifestazioni. Mi affascina e mi inquieta nello stesso tempo, fino al punto che una notte sognai di essere stato colpito dalla Fortuna. In quel sogno ero l’uomo più ricco della terra. Con quella grande risorsa realizzai un ambizioso progetto: dare acqua pulita a tutti senza alcun costo. 
Quello era solo un sogno, ma il fatto è che questo pensiero spesso mi si presenta quando sono sveglio. 
Se, come nel sogno, anche nella realtà la Fortuna dovesse impadronirsi della mia serenità, fornendomi un’immensa ricchezza, userei il disagio della ricchezza per rendere l’acqua veramente libera e fruibile per tutti, perché penso che nessun essere vivente dovrebbe mai pagare per “dissetarsi”. Ritengo che l'uomo e l'acqua abbiano molto in comune: entrambi si esaltano quando superano un grande ostacolo e si assopiscono se tutto scorre senza varianti. L'acqua, quando salta dalla sommità di una cascata sprigiona faville di allegria, come una festa del firmamento: ogni goccia si trasforma in una stella. L'essere umano (non proprio tutti per la verità), di fronte ad un grande problema, generalmente non si arrende, cerca, studia, ipotizza, prova e sperimenta finché non trova una possibile soluzione. Quando la trova, felice di aver superato se stesso, emana scintille di allegria: è una festa nel suo firmamento interiore; ogni goccia di sudore sprigionata nell'atto di risolvere un problema diventa una stella che brillerà a lungo nel suo futuro. 
Ma sia l'acqua che l'uomo, per spiccare questo salto, hanno bisogno di due punti fondamentali: da dove partire e dove arrivare.

Non credo che il mio sogno si possa realizzare, almeno per il momento, ma come spesso ho sentito nelle sue parole: bisogna essere positivi e sognatori di cose buone e propositive, non solo per sé stessi ma anche per gli altri. E dato che ritengo di essere una persona positiva, credo sia possibile un mondo più equo e più giusto. 
Spero che mi perdonerà se ho avuto la presunzione di pensare a Lei come possibile punto da dove partire per far spiccare questo grande salto all’umanità; e soprattutto ché l’ho scelta come compagno per ciò che Le chiedo: istituire la Festa dell’Acqua. L’ispirazione me l’ha suggerita un altro Francesco, Francesco d’Assisi, chiamando questo elemento Sorella Acqua. 
Per questo progetto sarebbe fondamentale il Suo aiuto. La Chiesa ha santificato molte persone che hanno dedicato la loro vita ad opere altruistiche; altri perché si ritiene che abbiano intercesso per dei miracoli. Quale miracolo, penso, è più grande di quello che in ogni istante realizza l’acqua? 
Creiamo nel calendario una giornata fissa nella quale si festeggia Sorella Acqua. Istituiamo la giornata in cui credenti e non credenti possano festeggiare insieme qualcosa che unisce tutti, al di là di legittimi dubbi o presunte certezze. Sono sicuro che nessun essere vivente sulla terra, né su altri pianeti dove c’è vita, si opporrebbe a questo evento, nemmeno coloro che con il commercio dell’acqua si sono arricchiti. E i santi, qualora si chiedesse a qualcuno di loro di rinunciare al giorno di festa, farebbero a gara per cederlo a Sorella Acqua. 
Questa, insieme alla Giornata mondiale dell’acqua, sarebbe una festa dove credenti e non credenti si possano unire nella costruzione di ponti per far convergere il cammino dell’umanità verso un futuro più equilibrato ed equo: ponti necessari per poter demolire, o quanto meno ridurre, la lottizzazione del Cielo e della Terra.

                                                                                      Con grande rispetto, Francesco Corradino