lunedì 27 gennaio 2020

“VIVA LA MEMORIA”


Scriveva Antonio Gramsci nel 1917, quando ancora non si era consumata questa vergogna dell’umanità: “Odio gli indifferenti. Perché le cose succedono nell’indifferenza generale. L’indifferenza delle persone è uno dei mali più gravi della società. Odio gli indifferenti perché l’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. Vivere significa partecipare e parteggiare”.

Penso che è capitato perché siamo tutti un po’ colpevoli. E non basti soltanto non dimenticare e parteggiare. Ogni cittadino deve togliere una goccia dell’IO privato per l’IO società.
Basterebbe questo a creare un argine, grande come un mare, a orrori che vorremmo non capitassero più.

Quando i popoli costruiscono ponti, nascono e crescono le Civiltà. Se alzano muri finiscono per creare forni crematori.
F.C.
 

domenica 30 giugno 2019

SPIAGGE LIBERE


Chiediamo che almeno LA METÀ DI OGNI SPIAGGIA, in tutto il territorio italiano, venga LIBERATA da insediamenti fissi.
Torna l’estate ma il problema delle spiagge libere rimane.

Mi rivolgo al Ministro competente, ai sindaci delle zone costiere e a tutti gli amministratori di beni pubblici che hanno a che fare con la gestione delle spiagge, e soprattutto a quei cittadini che ne condividono la necessità.
Nel nostro Paese quali categorie di cittadini hanno diritto all’uso delle spiagge?
Molte spiagge italiane sono occupate da insediamenti balneari. È la conseguenza di troppe concessioni demaniali rilasciate a scopo di sfruttamento privato. Il risultato è che, soprattutto nelle zone più frequentate, sono quasi sparite le spiagge libere. Chi sono i responsabili di questo abuso?
Penso che i colpevoli non vadano cercati solo fra gli amministratori pubblici ma fra noi cittadini, perché non ci siamo ribellati al lento perpetrarsi di questo “furto”.

Come ho già scritto qualche estate fa, ho avuto la fortuna di soggiornare per qualche settimana nella bellissima località di Torre dell'Orso, nel Salento, dove ho avuto modo di apprezzare la gestione di un tratto di spiaggia che definisco degna di una società che si vuole definire civile. In quel tratto di spiaggia libera era possibile affittare, a un prezzo ragionevole, un ombrellone, una sdraio o un lettino. Però quando il bagnante andava via il personale che la gestiva provvedeva a ritirare sedie e ombrelloni, lasciando libero il posto ad altri cittadini che, se volevano, potevano liberamente usare i loro ombrelloni e le loro sedie.
La sera il personale della gestione ripuliva la spiaggia, lasciandola fruibile e, ripeto, libera a chiunque per l'indomani.
Una gestione simile, ma molto ridotta rispetto all’estensione di spiagge disponibili, l’ha adottato il comune di Spotorno. Spero sia frutto di una delibera maturata e non una costrizione imposta al Comune.
Se questo sistema fosse esteso almeno alla metà di ogni spiaggia italiana, qualsiasi cittadino avrebbe la possibilità di godere liberamente e civilmente di un bene che appartiene a tutti.

Purtroppo, nel sentire comune, sembra che a fare qualcosa per far funzionare meglio questa società debbano essere sempre altri: governi, sindaci, amministratori pubblici, sindacati, magistratura, vicini di casa...
Sono d’accordo che soprattutto gli organismi dello Stato hanno il dovere di far funzionare le cose pubbliche, ma penso anche che per sperare concretamente di poter vivere in una società più giusta, è necessario che ogni cittadino faccia la sua parte, e non aspetti, sperando passivamente, che siano altri a fare in modo che le cose vadano meglio.

Il primo comma dell'articolo 21 della Costituzione dà la facoltà ad ogni cittadino di protestare o proporre soluzioni. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Mi avvalgo di questa facoltà per fare la mia parte: esporre comuni necessità. Cerco però collaboratori che, tramite la rete o le proprie conoscenze, mi aiutino a divulgare questo messaggio a sindaci, ad amministratori di beni pubblici, a cittadini che cercano un mondo più vivibile per tutti, affinché possiamo sperare che la gestione delle spiagge possa, un domani, diventare più equa; come già avviene in molti altri Paesi europei.

Copia e spedisci questa lettera al ministro competente. Chiediamo insieme che almeno la metà di ogni spiaggia, in tutto il territorio italiano, venga liberata da insediamenti fissi. Diventiamo, come ci ha insegnato M. Ghandi, il cambiamento che vogliamo vedere.
È probabile che questo mio ripetuto tentativo sia vano, ma sento che è mio dovere, come cittadino, riprovarci.


domenica 23 dicembre 2018

UN DONO SPECIALE


UN DONO SPECIALE
Tratto dal romanzo L'occhio di Urania
 
Bussarono alla porta: era il postino che aveva un pacchetto da consegnare.
L'oggetto, confezionato con carta da regalo, per spessore e dimensioni sembrava essere un libro. Sull'involucro, sigillata lungo tutto il bordo con del nastro adesivo, c'era una busta con l'indirizzo del destinatario e il destinatario era proprio lui: un uomo considerato troppo pieno di sé da tutti coloro che lo conoscevano.
Al tatto però gli sembrò che non contenesse un libro ma una cornice o un porta foto. Prima di scartare il pacchetto cercò il nome del mittente, anche perché non si aspettava di ricevere nulla del genere, ma sul retro del pacchetto non c’era alcuna traccia di chi lo aveva spedito.
Aprì la busta dentro la quale c’era questa lettera.

Caro amico,
ci sono persone che per esaltare quelli che io chiamo i trucioli dell'esistenza di ogni individuo ne dicono di tutte le misure e ne fanno di tutti i colori. Per trucioli intendo i residui della “lavorazione”, comunemente ed erroneamente da tanti chiamati difetti.
Sono convinto che questi trucioli sono gli scarti della lavorazione dell'opera, cioè dello svolgersi della vita stessa di ogni persona.
Prima di esaltare le ammaccature sulle mani di uno scultore, le macchie di colore sui vestiti di un pittore o la schiena curva di un cavatore di pietre sarebbe bene che prima si mettesse in luce l'opera che quegli scarti hanno creato. Questo, per poterne trarre un giudizio complessivo o, quanto meno, per poter approvare, in senso positivo, quel detto che dice di essere il fine a giustificare i mezzi.
La domanda che le voglio fare è questa: le ammaccature sulle mani, i vestiti imbrattati e la schiena piegata, per lei sono il mezzo o il fine? Io penso che siano il mezzo. Ma per alcuni perfezionisti diventano un fine. Penso che cerchino i difetti per sminuire l’opera.
Perché mi rivolgo a lei? Sono a conoscenza della sua spiccata predisposizione, nonché singolare capacità nel cercare con interesse raffinato i difetti altrui e di saperli anche divulgare con minuzioso impegno. Per questo ho pensato che questa sua caratteristica possa concedermi un favore, facendo nel contempo un utile servigio anche ad altri.
Osservi attentamente e senza fretta l'immagine che le propongo...
La prego di mettere in luce tutti i difetti che vi troverà. Poi, nei limiti delle sue capacità, che come le ho già detto sono eccellenti, li divulghi come solo lei sa fare, affinché in molti possano venirne a conoscenza e, all'occorrenza, trarne precauzionali benefici.
Un sincero amico: anonimo per necessità.

Molto indispettito, ma cosciente della sua predisposizione nell'arte di notare in tutte le cose i difetti, ancor prima dei pregi, disse fra se: «Ecco il primo difetto: manca il mittente!»
Un po’ contrariato per quella richiesta, girò e rigirò nuovamente il pacchetto nel tentativo di trovare il nome di chi lo aveva spedito.
Non trovando alcuna traccia del mittente, irritato e con fare sbrigativo strappò la carta del pacchetto e si trovò in mano una cornice che da entrambi i lati conteneva uno specchio. Gli specchi, come si sa, inevitabilmente riflettono la nostra immagine e soprattutto non mentono mai.
Mentre cercava un armadio dove nascondere il "regalo", per attenuare la collera mormorò fra sé e sé: «Oh…! Ma cosa credono che sia facile criticare? Fare il rompiscatole, come dicono loro. Mai un accrescimento di stima, mai un complimento, il massimo che si può ottenere è una sostanziosa quantità e qualità di critiche».