domenica 24 aprile 2022

LIBERAZIONE, "Non si può estirpare un istinto morale"

 


   25 aprile, festa della Liberazione,  

Un omaggio a Ferruccio Parri 

... Dopo la visita a Mazzini Ettore salì per il vialetto che, abbarbicandosi sulla collina, portava in una zona del cimitero chiamato Boschetto dei Mille, per poi dirigersi dove si trovava una delle sue opere: la statua di Urania.
Lungo la salita dedicò un'altra breve ma doverosa sosta, nel Boschetto Irregolare, alla tomba di Ferruccio Parri, “Nobilissimo patriota, protagonista indomito della resistenza al fascismo” Così recita la lapide.
Ettore ammirava Parri perché divenuto, per il suo coraggio, il simbolo dell'Avversione Morale verso la dittatura fascista.
Ferruccio Parri nel 1927 venne accusato dal Tribunale Repressivo, istituito dal regime fascista, di aver organizzato e messo in atto, insieme a Carlo Rosselli e Sandro Pertini, la fuga in Corsica di Filippo Turati.
Arrestato e processato per tale azione, tra un interrogatorio e l'altro, Parri scrisse una lettera di spontanea confessione al giudice del Regime.
Tra i documenti che Ettore aveva nel cassetto, dai quali attingeva idee e ispirazione, c'era una copia della lettera di Ferruccio Parri indirizzata al giudice del Tribunale Repressivo. Quella lettera era l'espressione del pensiero dei giovani antifascisti che, come Mazzini, sognavano la Repubblica e la sognavano democratica.

Le mie idee sono di altri mille giovani, generosi combattenti ieri, nemici oggi, del traffico di benemerenze e del baccanale di retorica che contrassegnano e colorano l'ora fascista. Indenni da responsabilità recenti, intransigenti perché disinteressati, intransigenti verso il fascismo perché intransigenti con la loro coscienza, sono questi giovani i più veri antagonisti del regime, come quelli che hanno immacolato diritto di erigersene a giudici. Ad essi il fascismo deve, e dovrà, rendere strettamente conto delle lacrime e dell'odio di cui gronda la sua storia, dei beni morali devastati, della nazione lacerata. Il regime li può colpire, perseguitare, disperdere, ma non potrà mai aver ragione della loro opposizione, perché non si può estirpare un istinto morale”.

Non si può estirpare un istinto morale. Erano le parole incisive e coraggiose con le quali Ferruccio Parri, orgogliosamente, ribadiva la sua volontà e responsabilità all'espatrio di Filippo Turati.
L'epoca nella quale viveva Ettore, sulla carta era una repubblica democratica; fondata sull’opulenza per i benestanti, ma devastata nella moralità, nell'uguaglianza dei diritti e nell'applicazione della giustizia per il resto del popolo. Ettore Olmus non poteva fare a meno di pensare con sgomento che se chi dirige un popolo si assopisce nel benessere materiale, la storia si ripete; e si ripete più negli aspetti negativi che in quelli positivi...

Tratto dal romanzo L'OCCHIO DI URANIA

 

 

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