sabato 30 gennaio 2021

IL PRINCIPIO DELLA CREAZIONE

 



"Continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai
quali cresceranno, forse lo faranno tutti
."

(Albert Einstein)

 

 

 

 

Per la creazione di una sana civiltà non servono “salvatori”, perché ce ne vorrebbero tanti quanti sono gli abitanti della terra. Di certo c'è che ognuno cerca di salvare se stesso. Per una nuova Creazione fatta dagli umani servono seminatori e coltivatori.

Molte opere costruite dall'uomo affascinano l'umanità intera. Sono le grandi costruzioni materiali, antiche e recenti, opere che suscitano meraviglia per l'ingegno e la quantità di lavoro che è stata necessaria per realizzarle. Tra queste le piramidi di Giza, il Colosseo di Roma, la Grande Muraglia cinese, la Sagrada Familia di Barcellona e tante altre sparse in tutto il pianeta. Altrettanto grandi ma meno eclatanti sono i canali che uniscono oceani o mari, linee ferroviarie che attraversano interi continenti, gallerie e spettacolari ponti. Chiunque può notare l’esistenza di queste opere perché sono imponenti.
Difficilmente però ci si sofferma a pensare al fiume di sudore che è stato necessario per realizzarle. Sudore versato da migliaia di piccoli “coltivatori” che con il loro lavoro hanno fatto crescere l’opera portandola a compimento. Sono questi i veri artefici: coloro che hanno unito la loro piccola opera a quella di altri per costruirne una molto più grande.
E poi ci sono le opere create dalla natura, molte ancor più affascinanti di quelle costruite dall'uomo, visibili con un semplice sguardo: grotte, cascate, canyon, vette, panorami mozzafiato, barriere coralline e altro, nelle quali l’uomo può godere di queste bellezze senza aver messo nessuna goccia di sudore.

Altre  grandi "costruzioni", non facilmente visibili perché non eclatanti, sono le opere dei "creatori di civiltà". Non è possibile vederle con un semplice sguardo, come si fa con tutte le altre opere, ma è facile sentirle nel battito della vita. Sono la costruzione dei diritti inviolabili degli esseri umani, progetti creati da “seminatori” e “coltivatori” che hanno dato dignità alla vita stessa; altri, ancora in costruzione, fanno sperare in una più equa e pacifica convivenza dell’umanità.
Si tratta di un esercito di persone, invisibili all’occhio distratto delle masse abbagliate dal falso benessere, seminatori e coltivatori che, senza far chiasso, come gli apici delle radici di un albero cercano e procurano alimento alla pianta della società.
Queste opere, che potremmo definire lavoro della "creazione", nascono da anime nobili che quando escono di casa al mattino, oltre alle cose che devono fare per vivere la loro vita, hanno in mente anche un altro pensiero; o meglio, più che un pensiero, una missione: spargere i semi, per una civiltà più sana, nel terreno antropico che calpesteranno durante il loro cammino.
Non hanno un punto preciso o un tempo ideale dove mettere a dimora i loro semi e non servono studi, titoli, ricchezze e nemmeno targhe fuori dalla porta, consensi popolari o cariche onorifiche. Chiunque può farlo: serve soltanto avere una tasca immaginaria nello spirito e tenerla sempre piena di questi semi. È però necessario che quella "tasca", che al mattino è piena, la sera sia svuotata. Così le anime nobili costruiscono la loro grande opera invisibile all’occhio distratto.

Perché alcune persone, nonostante i problemi contingenti alla loro vita, fanno anche questo?
Forse per amore? Per altruismo? Per generosità o per vanità? Non si sa. Lo fanno e basta con un preciso principio: costruire una Civiltà.
È probabile che la maggior parte di questi seminatori siano consapevoli che molti di quei semi che spargono vadano persi senza neanche germogliare. E altri appena germogliati poi muoiono per mancanza di cure. Ma ce ne sono che avranno una loro vita. Inizialmente vivono di energia propria, come fa l’embrione di un pulcino dentro l’uovo. Poi c'è qualcuno, un coltivatore, che incontrando quell'inizio di civiltà pensa: “Oh guarda! Guarda! Credo che in quel germoglio ci sia qualcosa di buono. Sto pensando che, se lo curo, crescendo potrebbe contribuire a migliorare il mondo. Forse mi sbaglio e la mia opera non servirà a nulla, ma può anche darsi che qualcosa potrà fare. Voglio provare ad alimentarlo e curarlo, non si sa mai che anch'io possa fare la mia parte…”
Allora decide di adottarlo. Lo nutre per farlo crescere e, a sua volta, produrre dei semi che andranno a riempire la tasca di qualche altro seminatore che, quando al mattino esce di casa, non pensa soltanto a ciò che dovrà fare per vivere la sua vita, ma...

Questo articolo, in una versione ampliata, è su  "TERZO PIANETA"

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