Giovani, sani di corpo e mente, che avete la fortuna
di vivere nel mondo dell'abbondanza e spesso avete la facoltà di potervi
concedere anche il superfluo oltre l'inutile. Quando vi sentite
"diseredati" dal vostro futuro e vi lamentate verrebbe naturale, in
qualche modo, poter fare qualcosa per voi. Bensì non sia cosa facile.
Non è cosa semplice, per la mia generazione, potervi
offrire il nostro aiuto. Sono convinto che una parte del vostro disagio dipenda
dalle nostre mancanze. Ci è stato tramandato un futuro già delineato dalle
generazioni precedenti e, come genitori, ci spettava il compito di tutelare e
difendere quei progressi che vi avrebbero garantito equità nei diritti e nei
doveri. Tuttavia, anziché vigilare su tali diritti ci siamo assopiti nel
godimento del benessere che le generazioni precedenti, con il loro sacrificio,
ci hanno donato. Non sono sicuro che noi, anche se consapevoli delle nostre
colpe, ora possiamo esservi d'aiuto. Neppure i governi, col megafono così in
voga in questo periodo, saranno in grado di valorizzare le vostre potenzialità;
di conseguenza, nemmeno le istituzioni potranno farlo. L'impressione che
emerge è che, quando sollevate le vostre proteste, trovate qualcuno che invece
di capire le vostre ragioni e difendere il vostro diritto al pensiero, vi impone
di abbassare la testa; e lo fanno con mezzi che non sono esplicitamente quelli
contemplati nella Carta dei diritti e dei doveri.
Nonostante tutto, la mia generazione qualcosa può
suggerirla: se non riuscite a immaginare un futuro che possiate costruire con
il vostro lavoro e un po' di impegno sociale, consultate le generazioni che ci
hanno preceduto. Chiedete loro se quando erano giovani come voi stavano meglio
o peggio di voi. Domandate se immaginavano il loro futuro già preparato da
altri o se, con fatica e impegno sociale, lo hanno prima immaginato e poi
costruito. Chiedete quante volte hanno dovuto dormire con lo stomaco non
proprio pieno, nonostante avessero lavorato sodo. Chiedete loro queste cose;
essi vi insegneranno come ognuno, nei limiti delle proprie capacità e
possibilità, debba partecipare alla costruzione del proprio futuro e di quello
della collettività di cui fa parte. Non esitate a chiedere! Anche se molti di
loro non possono più rispondere con le parole perché ormai dormono sulla
collina, possono comunque rispondervi con le loro gesta scritte da chi ha fatto
tesoro del loro sacrificio.
Quelle pagine vi diranno cosa hanno fatto quando sulle
montagne, mettendo in pericolo la loro stessa vita, non sentivano né freddo né
fame, pur soffrendo entrambi; non li sentivano perché condividevano un sogno:
costruire il loro e il nostro futuro. Chiedete, chiedete sempre, e loro vi
racconteranno come nonostante le avversità, hanno costruito il futuro in un
tempo in cui, al contrario di noi, vivevano un presente molto difficile.
Chiedete, chiedete sempre, per tenere in vita il loro pensiero e non far morire
nell’oblio il loro sacrificio.
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